Tra il 2004 e la primavera del 2007, continuai a svolgere gli incarichi che mi erano stati affidati: Responsabile dell'Organizzazione, del tesseramento e, da ultimo durante la Segreteria Provinciale di Maurizio Martina, Tesoriere.
Nel 2002, dopo lo svolgimento del Seminario organizzativo provinciale, avevo riposto l'attenzione sulle modalità operative del tesseramento e sulla possibile rielaborazione dei dati ottenuti dalle Sezioni. Sempre con l'immancabile contributo di mio fratello Carlo avevamo elaborato un programma che dalla raccolta dati permetteva l'analisi dei flussi d'iscrizione, la tipologia degli iscritti e, durante l'annuale campagna tesseramento, l'emissione in automatico delle nuove tessere. Il programma e i conseguenti report permettevano inoltre di mantenere aggiornato in tempo reale il responsabile regionale e nazionale.
Durante il 2006, a seguito dell'esito positivo delle primarie per scegliere il leader della nuova coalizione di centrosinistra, che prese il nome di L'Unione (oltre 4.300.000 cittadini), prese corpo l'idea di costituire un vero e proprio partito unitario.
Interessati al progetto, oltre che esponenti dei Democratici di Sinistra e della Margherita, furono numerosi protagonisti della società civile: tra questi i promotori di una prima Associazione per il Partito Democratico (che più tardi si unì ad altre associazioni in forma federativa), che prese vita in un'affollata assemblea presso il Circolo della Stampa di Milano. Ma la base degli iscritti dei DS non fu coinvolta e non avvenne alcun dibattito né sui tempi, né sui modi di una eventuale concreta realizzazione.
Il 9 e 10 ottobre 2006, in un seminario ad Orvieto
per discutere dell'avanzamento del progetto del Partito Democratico, rappresentanti
dei partiti fondatori (sostanzialmente DS e Margherita) si incontrarono, al di
fuori del loro mandato politico: in quella sede fu ribadita la
necessità di un progetto riformista unitario, pur con alcuni distinguo ed
esitazioni.
Il dibattito interno iniziò, ad accordi ormai conclusi
dai vertici, in preparazione del 4° Congresso dei DS, convocato per il mese di
aprile del 2007.
Nei DS si mostrò
subito contraria al Partito Democratico la sinistra interna, il vecchio Correntone
guidato da Fabio Mussi e Cesare Salvi, che presentò una mozione esplicitamente
dissenziente, denominata A sinistra - Per il socialismo europeo. Una
terza mozione congressuale Per un partito nuovo, democratico e socialista,
fu presentata da altri esponenti del partito come Gavino Angius, fino al 2006 capogruppo al Senato, e Mauro Zani, non contraria a priori al
progetto di una nuova formazione politica ma estremamente critica nei confronti
del metodo della discussione ed in merito ad alcune questioni ritenute
fondamentali come la collocazione europea, ma favorevole ad una ipotesi di
federazione che non si limitasse a DS e Margherita bensì fosse allargata e
subordinata all'ingresso di altre forze laiche e socialiste.
In buona sostanza la mozione Angius rispecchiava lo
spirito con cui erano stati fondati i Democratici di Sinistra e, semmai,
proprio l'auspicato allargamento alle forze laiche e socialiste che a quel
tempo non erano ancora convinte del progetto definito dalla "Cosa2". Aderii
alla mozione Angius senza se e senza ma.
Negli anni in cui avevo frequentato i Democratici di
Sinistra mi ero reso conto di "carenza" di laicità. In alcuni
provvedimenti politici e amministrativi , sia a livello locale che nazionale,
prevaleva l'interesse a non intaccare alcuni vecchi privilegi o la
giustificazione della "ragion di Stato".
Ricordo un incontro dei membri della Segreteria
Provinciale, allargata al Consigliere Regionale, con un alto rappresentante
della Curia dedicata al tema dei finanziamenti statali in ordine alla
"parità scolastica". Considerata la diffusione di Scuole per la prima infanzia, elementari e medie che
prosperavano, e prosperano tuttora, nella bergamasca, l'interesse della Curia
era notevole.
In quella riunione, di fronte alle lamentele del prelato relativamente alla scarsità di finanziamenti statali, fui l'unico che sollevò l'articolo 33 della Costituzione:
L'arte e la scienza sono libere e
libero ne è l'insegnamento.
La Repubblica detta le norme
generali sulla istruzione ed istituisce scuole statali per tutti gli ordini e
gradi.
Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato.
La legge, nel fissare i diritti e gli obblighi delle scuole non statali che chiedono la parità, deve assicurare ad esse piena libertà e ai loro alunni un trattamento scolastico equipollente a quello degli alunni di scuole statali.
Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato.
La legge, nel fissare i diritti e gli obblighi delle scuole non statali che chiedono la parità, deve assicurare ad esse piena libertà e ai loro alunni un trattamento scolastico equipollente a quello degli alunni di scuole statali.
E' prescritto un esame di Stato
per la ammissione ai vari ordini e gradi di scuole o per la conclusione di essi
e per l'abilitazione all'esercizio professionale.
Le istituzioni di alta cultura,
università ed accademie, hanno il diritto di darsi ordinamenti autonomi nei
limiti stabiliti dalle leggi dello Stato.
Così
come per la sanità, l'assistenza e i diritti individuali, si accentuava la
tendenza ad attribuire al "privato" quote sempre più grandi
d'intervento a scapito di quello statale.
Avevo
sempre sperato che il coinvolgimento di forze laiche nei Democratici di
Sinistra favorisse un freno a tali "debolezze". Purtroppo
l'inadeguatezza dei cofondatori, e senza dubbio il loro limitato peso politico,
non aveva modificato granché.
La
"fusione" fredda tra DS e Margherita, ancorché verticistica, ancora
una volta non coinvolgeva altre forze politiche e aggravava la situazione.
Come
primo sottoscrittore della mozione Angius partecipai alle Assemblee di Sezione
e alle votazioni finali sulle tre mozioni in discussione.
Il
mio intervento era sempre accolto con molti consensi e, nel dibattito che
seguiva, anche commentati favorevolmente. Al termine, quando si conteggiavano i
voti di ciascuna mozione, constatavo che, rispetto a quei consensi, il numero
era quasi inesistente. La mozione, chiamiamola: "istituzionale" otteneva una percentuale bulgara, seguita da
quella del "correntone" di
Mussi e, con percentuali ad una cifra, da quella di Angius. Nemmeno chi era
intervenuto a favore di quest'ultima l'aveva votata. Il vecchio "apparato
centralista aveva prevalso.
Al
Congresso nazionale la Mozione Fassino ottenne il 75,5% dei votanti, la mozione
Mussi Salvi il 15,1% e la mozione Angius il 9,4%.
Il
risultato politico era evidente e ne presero atto sia Mussi e Salvi, che il 5
maggio 2007
dichiararono l'uscita dai DS fondando il movimento Sinistra Democratica, sia Angius che qualche giorno più tardi, a sua volta, in
una lettera annunciò di non aderire al nuovo partito e di abbandonare gli
organismi costituenti nei quali era stato nominato.
Personalmente
non me la sentii di rimanere in un Partito che con questa decisione si
allontanava sempre più dai miei ideali di sinistra democratica e, soprattutto,
laica. L'ingresso della Margherita nel nuovo soggetto politico: il PD,
invertiva la rotta che avevo sempre sperato fosse mantenuta.
Con
una lettera comunicai alla Segreteria dei Democratici di Sinistra la mia
decisione e con questo atto, sostanzialmente, terminò la mia attività del
"politico del dopocena".
Ritornai
a fare il "Repubblicano randagio".
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